Mentre si avvicina questa ormai leggedaria Kac-kata (e peraltro rimane ancora un mistero chi verrà), e mentre "nani" e "nanucoli" si preparano a venire a fare comparsate e a dare supporto a un cf che una ne ha fatte e cento e più ne ha sbagliate, io vorrei proporre un argomento "serio" ovvero quello dei Professionisti.
Quando ho iniziato a giocare un Professionista era un "guru", una specie di santone laico, depositario della conoscenza goistica e dotato di poteri quasi sovra naturali. Tale nomea era anche data dal contesto molto formale dettato dall "humus" giapponese. Un contesto che gli abitanti del sol levante infondono anche in attività mondane quali quelle di preparare una tazza di acqua calda con dentro delle foglie secche o di disporre alcuni ciotoli.
Ma facciamo ora un passo avanti di venti anni, e chiediamoci ma hanno ancora senso i pro? in un mondo in cui tra poco i tostapane oltre che preparare la colazione tosteranno ogni essere umano (a Go e qualsiasi altro gioco astratto), ha senso avere delle persone che sin dalla tenera età sono state "ingozzate" di Go e poco più, quasi fossero delle canard all'ingrasso.
Molti difatti ignorano che un pro spesso non finisce neppure la scuola, ma vive di Go e poco più. Insomma a livello concettuale sono dei "castrati" del Go. E mi chiedo è forse il caso di spingere tale fenomeno?
Diverso sarebbe promuovere i forti giocatori, ma solo dopo una certa età, e comunque per doti non SOLO agonistiche. Poichè con il procedere della teoria la sfida diventa sempre più tecnico-mnemonica, e questo lo si vede dalla diminuzione del periodo di vita "al top" e dell'età dei title holders.
Insomma, al posto di cianciare su Kac-cate si dovrebbe, anche, parlare di cose alte...
... ma dimentico che i vermi non volano
Vergogna
Bah... è lo stesso per qualsiasi attività professionale a cui ci si debba dedicare fino da piccoli e che assorba tutte le energie della giornata.
RispondiEliminaVogliamo respingere la creazione di tanti professionisti di go che non hanno finito la scuola e accettare quella di tornitori che hanno finito solo le elementari? Per me ognuno cerchi di fare quel che vuole e se trova spazio per camparci, buon per lui. Il pro di qualsiasi disciplina esiste perché c'è mercato e così il fenomeno si regola da sé. Ecco perché in Italia abbiamo tanti pro della tornitura e nessuno di go.
Se poi per dei genitori sia un buon investimento spingere il figlio a fare il pro di go è un altro discorso. A parte che i figli in definitiva fanno quel che vogliono e i genitori ci restano male, ma che cosa ci si può aspettare dai genitori? Quando gli nasce il primo figlio hanno magari 20-30 anni, e chissà che hanno per la testa. Per di più non hanno fatto quell'esperienza 100 volte (per una ci vuole la vita intera). E' come dover pilotare un aereo avendolo visto fare solo in un film. Si arrangiano e quel che capita capita. Mediamente un macello, ma va bene così.
Il tono è basso perché non vorrei che questo blog diventasse intellettuale, ma gli argomenti sono sufficientemente alti?
Per certo la figura del Professionista di Go è cambiata negli anni. Oggi quel mondo vive una crisi seria, e il futuro, almeno in Giappone è incerto. Su questo direi vuol far riflettere il post.
RispondiEliminaIn occidente è sempre mancato quel rispetto e quell'accettazione dell'"aura mistica" che caratterizzava i Pro Giapponesi. Oggi è forse troppo tardi per un mondo che va scomparendo.
Questo lo capisco. Il pro infatti in Giappone viene chiamato sensei, maestro, come da noi si chiamano maestri i musicisti di un certo tipo.
RispondiEliminaI pro odierni hanno da insegnarci di go tanto quanto ne avevano quelli di una volta, e inevitabilmente qualche tecnica in piu'. E' possibile che ci sia meno gente interessata a starli a sentire ed è certo che inizino ad esserci dei seri concorrenti "meccanici", ma che non riescono a spiegarci come giocare meglio. In generale, al diminuire del tenore di vita diminuiscono le risorse per le attivita' voluttuarie, ed il pro di go e' piu' sacrificabile della ciotola di riso per cui mi rendo bene conto delle difficolta'. Dovessero aver problemi diminuiranno di numero e spariranno un po' per volta, ma si regoleranno da soli dedicandosi ad altro fin da piccoli. Non vedo il problema.
Invece se qualcuno mi chiede se val la pena di andare alla kac per vedere i pro, gli rispondo che non gli migliorera' il gioco, ma se vedo che ha entusiasmo lo invito ad andare perche' e' un'esperienza che gliene creera' dell'altro e forse alla fine il gioco glielo migliorera' davvero. Cosa diversa per chi i pro li ha gia' visti enne volte. Non me lo chiede neppure e resta a casa perche' sa che quel che dovevano fargli ormai gliel'hanno fatto, di solito niente.
Nell'apprezzare molto i due interventi sul blog dell'e-goista
RispondiEliminahttp://www.e-goista.org/
Vorrei chiarire un punto sui pro, io non li vedo come "insegnanti", ma come "macchine da Go". Nel senso che in questi venti anni ho conosciuto veramente pochi pro che si ponessero problemi di come insegnare o di cosa fosse "efficace" insegnare. In un certo senso i pro sanno giocare una partita e fare vedere gli errori.
Se uno è interessato alla teora Wilcox ha fatto senz'altro dei passi molto più interessanti.
vergogna e buona Pasqua
Ma vergogna, ti fai un altro blog e lo pubblicizzi :-P
RispondiEliminaSapere una cosa e sapere insegnare sono abilita diverse. Non puoi pretendere che la stessa persona le possieda entrambe soprattutto un pro che deve dedicare il suo tempo a vincere partite. lo paghino solo per insegnare e studierà come farlo.
Questo post pone problemi veramente interessanti.
RispondiEliminaIo non credo che abbiamo diritto di giudicare se una vita da Pro sia sprecata o meno. Se è una vita che rende felice qualcuno, è giusto che quel qualcuno segua quella strada. Non per tutti vanno bene le stesse cose, e non sempre una cultura piu' ampia, piu' generica, o più direzionata sugli ambiti 'alla moda' dell'epoca è una cosa migliore quando si parla di essere felici (che io direi è quello che conta)
Per quel che riguarda l'insegnamento, avendo avuto a che fare con alcuni insegnanti giapponesi (non di go), ho potuto riscontrare una differenza di fondo probabilmente di origine culturale nel modo di insegnare.
Da noi la scienza didattica prolifera a braccetto con psicologia ecc e da noi insegnare significa comunicare, e trovare le parole giuste per *spiegare* quel che si vuole trasmettere.
In oriente non funziona così. Si parla poco, si valuta il silenzio, e per insegnare si mostra. L'insegnante che oltre a farti notare i principali errori ti dà una linea guida e ti spiega cosa sta facendo è gia' un grande didatta. Nella maggior parte delle discipline guardi il maestro e cerchi di fare uguale, lo guardi e lo imiti, e avanti cosi' finche non sai fare uguale. C'e' più lavoro nell'imparare che nell'insegnare, con questo metodo, almeno apparentemente. E forse è un metodo che da piu' frutto ocn una frequentazione assidua che con quattro ore di lezione in due giorni, ma non lo trovo sbagliato a priori: soltanto è un modo diverso e vale la pena provarlo.
Manca anche il concetto di insegnante come stipendiato degli allievi forse. Ora di meno, ma in passato essere allievo era un privilegio non un diritto per cui era sufficiente pagare, no?
Forse in occidente vogliamo essere più efficienti nell'insegnamento. Un insegnante che comunica bene può rendere più veloce l'apprendimento ma se lo studente non si esercita non diventerà mai bravo. Per me lo studente nell'imparare il go fa quasi il 100% del lavoro da solo, incluso trovarsi gli insegnanti giusti che gli diano delle dritte e i primi mesi sono i più importanti. C'era uno studio semi-statistico a questo proposito, credo all'inizio del blog.
RispondiEliminaPermettimi però di dire che con questi ragionamenti intellettuali di oggi sembra che qualcuno abbia fatto hijacking del blog. Non lo si riconosce più, che vergogna! :-D
Io on sto "giudicando" i pro e la loro vita, sto dicendo una cosa diversa. Premesso che ognuno ha il DIRITTO di fare quello che vuole della sua vita, nel rispetto degli altri e di alcune regole. E' comunque un altra cosa spingere verso alcuni stili di vita e promuovere gli stessi.
RispondiEliminaSe uno desidera farsi "castrare" dopo i 18 fatti suoi, se uno vuol dedicarsi al Go, ben venga. Quello che mi chiedo è se è il aso di "promuovere" i pro che tale scelta non l'hanno fatta ma gli viene spesso imposta.
Inoltre mi chiedo se i pro abbiano ancora una funzione, o meglio se il mutamento imposto dalla tecnologia e dall'avanzamento dei metodi educativi non abbiano reso obsoleto proprio quelle "qualità" (insegnare di cui non hanno basi teoriche, e forza che tra poco sar inferiore a quella di un elettrodomestico), che vengono strombazzate come loro.
Ripensare il loro ruolo non è solo un compito loro, ma anche nostro, inteso come federazione e comuntà di giocatori.
E in questo discorso si innesta anche l'insegnamento (ragazzi, adulti ecc) che sarà materia di un mio prossimo post
vergogna
La questione è spinosa, oltre all'esempio del tornitore fatto gia' da qualcuno mi viene da proporre quello di violinisti e musicisti vari. Sono campi in cui per diventare 'grandi' si inizia da piccoli. Non sempre si puo' dire se la scelta iniziale sia stata fatta dai genitori a seguito di una inclinazione o preferenza mostrata o esplicitata dal bambino o meno. Quello che e' certo e' che crescendo la maggior parte dei bambini addestrati all musica prendono in mano le cose e decidono se proseguire o meno.
EliminaAllo stesso modo i pro credo che una volta cresciuti, a 14-15 anni siano stati in grado di capire se quella e' la direzione che volevano o meno, e quindi di scegliere (i casi estremi di genitori eccassivamente forzanti chiaramente ci sono, ma quando e' questo il caso la loro influenza non si spegne certo a 18 anni)
Poi non ne so granche di come sia la societa' coreana quindi e' una mia semplice opinione, puo' darsi che abbia tralasciato elementi sociali di cui non sono a conoscenza.
Il fatto di insegnare il go nelle scuole pero' non credo sia direzionato al formare una sorta di pro italiani o una generazione di maniaci del go. L'obiettivo sara' far conoscere il gioco, ritenendolo un buon mezzo per esercitare nei bambini un certo tipo di capacita' analitiche, e questo non mi sembra male.
Se un po' di ragazzi in piu' conosceranno il go, e avranno voglia di giocarci ogni tanto a tempo perso credo che il progetto avra' avuto successo. Non ha senso misurarne la riuscita in termini di numero di giocatori forti prodotti, a meno che questo sia lo scopo dichiarato di questa idea. E' sarebbe un po' una cazzata, secondo me se fosse cosi': su questo sono d'accordo :-)
e a proposito di insegnamento, ottimo il lavoro descritto nel pdf del segretario sul sito della federazione. vedremo tra qualche lustro se avra' dato frutti. riuscissero anche a trattare con giustizia tutti i soci questo blog non sarebbe mai nato.
RispondiElimina@pialla&c: per me con i pro si gioca (se chiedono di essere pagati chi vuole paga) e ci si fa insegnare (idem). ognuno si sceglie il pro che preferisce. io non ne traggo piu' benefici ma non escludo che altri potrebbero averne. e tu che proponi di fare con i pro?
Fra qualche lustro vedremo se 1 o 2 dei bambini di oggi continueranno a giocare a Go, cosa improbabile. Peccato che tante energie figg siano state spese quasi a vuoto, lo dimostrano progetti analoghi che in europa in decenni hanno portato a poco o niente.
EliminaL'esperienza si fa solo sbattendo la testa contro gli ostacoli perche' a quello che viene detto dai "vecchi" nessun "giovane" crede mai. Due anni fa SteGiu sosteneva sul forum con la grazia che lo contraddistingue qualcosa sulle linee del se non ci siete riusciti voi non è detto che non ci riesca qualcun altro, e in linea di principio ha ragione: i tempi necessari per fare questi esperimenti e le mutevoli condizioni (epoche, nazioni, economia) impediscono qualsiasi studio statistico e se non si prova non si sa mai cosa accadrà.
EliminaE poi quando uno entra in cf è già evidente se diventerà bravo a giocare go oppure no. Quasi sempre la risposta è no e quindi che ognuno si diverta con quella che più gli piace tra le attività non agonistiche!
E ancora: un po' di dissemination a fondo perso e' necessaria, per non far dimenticare il gioco al mondo e per aumentare l'esposizione delle persone. Credo che se uno/a non arriva al go da solo/a, portatoci a forza non durerà un mese, ma per arrivarci deve prima sapere che esiste. Disseminando aumentiamo le probabilità. Per altro credo che un'esposizione di 1 giorno vada bene come un'esposizione di un mese. Sarebbe più efficace fare un'ora in ogni scuola d'Italia piuttosto che un mese in poche.
6 gg dall'Assemblea e niente BILANCIO e niente MODIFICHE REGOLAMENTO e spiegazione di come cambiano i PUNTI WAGC. Ormai palese che dei soci non importa niente. Tutto è stato fatto TROPPO TARDI e per i pochi che sono sempre su internet. Tranne le raccolte deleghe per mantenere l'ambizioso status quo di segretini e dispettini, per quelle c'è fermento ovunque.
RispondiEliminaConsoliamoci con un bel pranzo, buona Pasqua.
D
ma come? a me non mi hanno chiamato. ci resto male male male
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